Il Complesso di Massenzio e la Tomba di Cecilia Metella

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Autore: Redazione GotellGo (Archeologia)
Creato il: 05/04/2010
Data Da: 04/04/2010
Data A: 04/04/2010
Pubblicato: Si
Licenza: No
Nazioni: Italy
: roma
Posti visitati: complesso di Massenzio, mausoleo di Romolo, circo di Massenzio, tomba dei Sempronii, palazzo imperiale
Parole chiave: carceres, spina, pulvinar

Iniziamo la passeggiata dall'ingresso agli scavi del complesso di Massenzio, tra il II e il III miglio della via Appia antica.

Rivale di Costantino il Grande nella successione all'Impero, Massenzio venne sconfitto da quest'ultimo nella battaglia di Ponte Milvio, in un'epoca di gravi tensioni politiche e sociali. A lui va comunque il merito di avere tentato di restituire a Roma la dignità di capitale dell'Impero attraverso grandi opere edilizie, prima tra tutte la grande basilica nel Foro Romano.

La necessità di legittimare il proprio potere imperiale spinse Massenzio a edificare una grandiosa residenza alle porte della città. In quest'area, una delle più incontaminate della campagna romana, nelle immediate vicinanze di Roma, si venivano a trovare affiancati tre complessi distinti tra loro - la tomba dinastica, il circo, la villa imperiale - accomunati dall'intento di sacralizzare l'imperatore, acclamato in vita e venerato dopo la morte, secondo un dettato dell'ideologia imperiale, consolidatasi a partire dall'età tetrarchica.

La presenza del circo accanto alla villa non deve apparire strana: nella tarda età imperiale infatti, secondo una tradizione riscontrata anche ad Antiochia, Milano e Treviri, il circo era uno dei luoghi centrali della vita pubblica e politica.

Per quanto riguarda la vicinanza con il mausoleo dinastico, se la contiguità con il palazzo è del tutto ovvia, non va ignorato che nell'antichità, fin dai tempi arcaici, i giochi funebri includevano le corse di carri. Nel caso del circo di Massenzio, il complesso assume un ulteriore significato: le corse circensi simboleggiavano il corso del sole ed È quindi evidente il collegamento con la vita eterna del defunto divinizzato.

Fino al 1825, epoca degli scavi archeologici commissionati dai Torlonia, il complesso era comunemente attribuito a Caracalla, a causa del ritrovamento tra le rovine di una statua di quell'imperatore e della madre Giulia Domna. Solo nel corso di scavi sistematici successivi si sono chiariti molti dei misteri legati a quest'area.

Dirigetevi verso sinistra, in direzione del Mausoleo di Romolo.

Il mausoleo di Romolo era circondato da un grandioso quadriportico, lievemente irregolare. Vi si accedeva da cinque ingressi, quello principale collegava il monumento alla via Appia, i quattro secondari erano situati in corrispondenza del palazzo e del circo. Il recinto sacro, conservato per un'altezza massima di 11 metri, era costruito in opera listata, ovvero con fasce orizzontali di mattoni alternate a parallelepipedi di tufo. Lungo le pareti si possono osservare i fori per la messa in opera delle impalcature lignee necessarie per la costruzione degli alzati. Il porticato era protetto da una volta a crociera poggiante su pilastri di laterizio, di cui potete vedere elementi superstiti lungo i lati orientale e meridionale.

Il casale settecentesco all'interno del recinto ingloba la tomba dinastica, meglio nota come Mausoleo di Romolo, lo sfortunato figlio di Massenzio, morto annegato a soli nove anni, nel 309, e subito divinizzato.

Scendete nel mausoleo.

Vi trovate all'interno di un edificio circolare che misura circa 33 metri di diametro, preceduto da un vestibolo. Questo avancorpo rettangolare in origine era sormontato da un frontone sostenuto da colonne, secondo una tipologia sfruttata nel IV secolo come nel caso del Mausoleo di Tor de' Schiavi nella Villa degli Imperatori Gordiani sulla via Prenestina. Il piano inferiore - quello in cui vi trovate - è sormontato da una volta a botte. Le nicchie rettangolari e semicircolari ricavate nel pilastro al centro della sala e lungo il muro perimetrale, erano destinate ad ospitare preziosi sarcofagi.

Al piano superiore, quasi completamente scomparso, si accedeva tramite una scaletta elicoidale, oggi tamponata, aperta nella parte sinistra del vestibolo. Al piano superiore, quasi certamente essere coperto da una grandiosa cupola, si svolgevano i riti funerari.

Dopo aver concluso la visita della tomba di Romolo, attraversate nuovamente il quadriportico e fermatevi in corrispondenza del passaggio.

Come potete osservare, adiacente al lato orientale del quadriportico, proprio vicino alla porta che avete attraversato,si erge un sepolcro di età augustea. Esso è costituito da un basamento quadrato, sormontato da un tamburo a nicchie. All'interno si conserva una serie di stucchi. Il mausoleo è conosciuto come tomba dei Sempronii, ma l'attribuzione è certamente sbagliata.

Dirigetevi verso una delle torri del circo.

Il circo di Massenzio costituisce l'esempio meglio conservato di questa categoria monumentale. Orientato in senso est-ovest, era stato progettato per occupare la piccola valle naturale compresa tra la via Appia e la via Appia Pignatelli, raggiungendo una lunghezza di 520 metri e una larghezza di 92 nel punto più ampio.

Lungo il lato corto occidentale sono scarsamente visibili i resti delle dodici "carceres", gli stalli dai quali partivano i carri, generalmente trainati da quattro cavalli. La porta d'ingresso monumentale si collocava al centro delle "carceres" e la dovete immaginare sormontata da un grande arco. Le "carceres" dovevano avere l'aspetto di un grande portico concluso ai lati con due grandi torri a pianta quadrata, curve sul lato verso la facciata. Queste superavano i 16 metri di altezza: grandi finestre ad arco sottolineavano i tre piani in cui dovevano essere suddivise.

Superate le torri e raggiungete l'area della pista.

Le gradinate erano sostenute da un'ampia volta, quasi completamente crollata: nelle poche parti superstiti sono ancora visibili i resti delle anfore inserite nella muratura per alleggerire il peso della struttura.

Il circo doveva avere una capienza di 10.000 spettatori, che trovavano posto su sei ordini di sedili, costituiti da gradini.

Incamminiamoci lungo il lato destro del circo. Noterete certamente una grande apertura ad arco in corrispondenza dell'inizio della spina: lì era situata la Porta libitinaria, dalla quale uscivano i carri costretti ad abbandonare la corsa e i perdenti prima della cerimonia di premiazione.

Quasi in corrispondenza della fine della spina, sulla destra, si scorgono i resti di una loggia collegata alla pista per mezzo di due scalette. Si tratta del Tribunal Iudicum, dal quale i giudici controllavano il comportamento degli aurighi e l'ordine di arrivo.

Raggiungete il lato corto orientale.

Al centro di questo lato si apriva la Porta triumphalis, attraverso la quale facevano il loro ingresso nel circo la famiglia imperiale e le autorità. La porta trionfale era preceduta da una gradinata monumentale e quindi non era transitabile dai carri.

Lungo il lato settentrionale del circo era collocato il "pulvinar", nome con il quale si designa il palco imperiale, in realtà un piccolo edificio sacro destinato agli dei, la cui presenza era simboleggiata dalle statue ivi condotte in occasione della processione solenne che precedeva le gare.

Al centro della pista potete riconoscere i resti della "spina" attorno alla quale gareggiavano i carri. Misurava esattamente 1000 piedi romani, corrispondenti a 296 metri. Se la osservate attentamente, noterete che essa risulta lievemente spostata verso nord. Sia la spina che le "carceres", infatti, presentavano una leggera obliquità rispetto ai lati lunghi della pista per consentire a tutti i carri in gara di non partire in posizione svantaggiata, proprio come nelle corse moderne.

La spina era ornata da una serie di vasche che nel loro insieme costituivano un canale, da sculture e da due edicole contenenti sette uova e sette delfini, che venivano spostati durante la corsa per indicare ai concorrenti il numero di giri effettuati. Le estremità della spina erano concluse da due "metae" semicircolari sormontate da elementi conici, attorno alle quali dovevano girare i carri in corsa. Al centro troneggiava l'Obelisco in granito di Domiziano, proveniente probabilmente dall'Iseo del Campo Marzio. Il Papa Innocenzo X lo fece trasportare nel 1650 a piazza Navona per essere collocato al centro della fontana berniniana dei Fiumi.

L'editor spectaculorum dava il segnale di partenza sventolando un drappo bianco. Le corse in genere comprendevano sette giri, per un percorso complessivo di 3 miglia romane, corrispondenti a circa 4 chilometri e quattrocento metri.

Tutta la corsa assumeva un significato simbolico: gli obelischi eretti sulla spina erano gli emblemi del sole e della luna, le 12 carceres simboleggiavano i simboli zodiacali, i sette giri di pista si riferivano al susseguirsi dei giorni della settimana, l'auriga rappresentava il sole che compiva il suo corso e le fazioni organizzatrici rimandavano al susseguirsi delle stagioni, la bianca l'inverno, la rossa l'estate, la verde la primavera, l'azzurra l'autunno.

I carri impiegati nelle corse erano leggerissime strutture lignee su due ruote trainate da quattro cavalli. Al cavallo di sinistra era affidato il compito più difficile e faticoso dovendo girare quanto più possibile vicino alle "metae" evitando di urtarle e coinvolgere altri carri in incidenti disastrosi. I carri erano guidati dagli aurighi, vestiti di una tunica del colore della scuderia di appartenenza e protetti da un casco di metallo e fasce alle gambe. Con la mano destra impugnavano la frusta, con la sinistra manovravano le redini. I poeti li cantavano, il popolo li considerava degli eroi, li adorava ed affiggeva i loro ritratti nelle case.

Se vi siete immedesimati nell'atmosfera elettrizzante e chiassosa delle corse della Roma imperiale, non rimanete  delusi: È probabile infatti che questo circo non sia mai stato utilizzato. La morte prematura dell'imperatore nel 312, in seguito alla sconfitta di Ponte Milvio, provocò probabilmente un'interruzione dei lavori, che non vennero mai più portati a termine.

Concludiamo l'itinerario all'interno di questo complesso monumentale portandoci all'angolo nordoccidentale del circo.

Faremo giusto un breve accenno ai ruderi del palazzo imperiale, purtroppo chiuso al pubblico. Esso sorgeva su una collinetta regolarizzata per l'occasione. Sono state individuate quattro fasi costruttive: della più antica, risalente al II sec. a.C., sopravvivono i resti di un criptoportico relativo a una villa rustica; in età giulio-claudia, questa venne ingrandita e a questa fase risalgono due grandi ninfei, riforniti da una cisterna. Il palazzo venne completamente ristrutturato nel II sec. d.C. allorquando vennero eretti lussuosi ambienti decorati con affreschi parietali e pavimenti mosaicati. E' probabile che in questo periodo un grande giardino in forma di ippodromo occupasse l'area del futuro circo.

La villa venne trasformata in palazzo da Massenzio, che fece erigere edifici sontuosi, tra cui una basilica grandiosa, la tomba dinastica e il circo che abbiamo appena visitato.

Usciamo dal complesso archeologico e riprendiamo la via Appia per raggiungere la tomba di Cecilia Metella.


Memo Associati

info

Per gli orari di visita e altre informazioni utili sulla Villa di Massenzio, consulta il sito dei Musei del Comune di Roma:
http://www.villadimassenzio.it/