Il parco naturale dell'Orrido di Botri

Orrido di Botri
Diario di: Rubino
Autore: Rubino Saccoccio
Goteller: Privato
Categoria: trekking
Creato il: 08/08/2010
Data storica: 2010
Licenza: Creative Commons License
Partecipanti: Rubino, Massimo
Nazioni: Italy
: bagni di lucca
Posti visitati: Orrido di Botri
Parole chiave: torrente, alveo

Una escursione lungo l'alveo del torrente Rio Pelago nell'Orrido di Botri in provincia di Lucca

Massimo, mio amico dai tempi dell'università e, tra mille attività, anche organizzatore di escursioni sulle Alpi Apuane, mi ha chiamato un giovedi prospettandomi una escursione all'Orrido di Botri per il sabato seguente, era il mio primo giorno di ferie e sapevo che non avrei avuto urgenze di lavoro e quindi ho subito accettato.
L'Orrido di Botri è un Parco naturale dello Stato nella Media Valle del Serchio, da non confordersi con la Garfagnana, ed è in provincia di Lucca.
Si tratta di di una gola, o canyon, attraversata da un torrente che nei mesi estivi, quando l'acqua è più bassa, viene aperta al pubblico che può percorrere agevolmente un percorso di quattro ore lungo il torrente. Quest'anno, 2010, l'apertura è dal 12 giugno al 3 ottobre.
Conoscevo l'Orrido di Botri ma ho sempre pensato che fosse riservato a esperti speleologi e quindi non ho mai approfondito, fino alla telefonata di Massimo.
Il dubbio riguardava l'equipaggiamento, in particolare le calzature da indossare, perché parte del percorso viene effettuato guadando il torrente e quindi ci si immerge quasi fino alla vita nelle acque gelide, abbiamo quindi deciso di portare più alternative per decidere in loco.
Equipaggiamento portato: zainetto leggero, giacca a vento, felpa, 2 paia di calze, scarpette da scoglio, scarponcini in neoprene, sandali, scarpe da trekking, pantaloncini di ricambio
Per raggiungere il parco Naturale dell'Orrido di Botri sono partito da Lucca con l'automobile in direzione Garfagnana, ho prelevato Massimo a Marlia che era giunto direttamente dalla Versilia in scooter e abbiamo preso la strada SS 12 per Fornoli poi la SP 56 verso Tereglio e dopo una quarantina di minuti, percorrendo una strada di montagna molto stretta con curve e tornanti, siamo giunti al Parco in località Ponte a Gaio. Alla casina della Forestale abbiamo chiesto informazioni su cosa indossare e alla fine abbiamo optato entrambi per i sandali, tecnici quelli di Massimo, normali sandali per me anche se indossati insieme a calzettoni e calzari in neoprene. Abbiamo pagato l'ingresso, 2 euro, che comprendeva il noleggio di caschetti di protezione, e ci siamo avviati.
Con noi partivano anche due famiglie con un nugolo di bambini tutti con scarpe da ginnastica.
Il percorso si divide in 4 tappe, o stazioni, le prime tre sono facilmente raggiungibili, la quarta richiede l'uso dei corde fisse ma in generale è fattible.
Queste le tappe, dal sito del Corpo Forestale dello Stato
Percorso in alveo da Ponte a Gaio alla Piscina
1. GUADINA
30 min. da Ponte a Gaio Primo restringimento dell'alveo; tratto di circa 80 mt.
2. PRIGIONI 45 min. da Ponte a Gaio
Secondo restringimento dell'alveo; tratto di circa 500 mt da percorrere tutto dentro l'acqua. Alla fine delle Prigioni inizia il cosiddetto Solco Grande.
3. SALTO DEI BECCHI 80 min da Ponte a Gaio
Piattaforma calcarea nei pressi della quale si riscontrano le prime "marmitte" formate da fenomeni erosivi intensi. Da questo punto il percorso diventa ancora più impegnativo e si consiglia solo ad escursionisti esperti, in alcuni tratti seguire e servirsi delle corde fisse.
4. PISCINA 120 min da Ponte a Gaio
Termine del percorso autorizzato. Da qui inizia il percorso di tipo alpinistico da percorrere solo con specifiche autorizzazioni.
All'avvio il percorso è abbastanza semplice ma già si apprezza la bellezza del luogo, si cammina lungo l'alveo del torrente attraversandolo di tanto in tanto quando una sponda è preferibile all'altra. All'inzio vado molto lentamente, non mi fido dei sandali e quindi mi sposto tra le rocce affioranti ponderando ogni passo e cercando in tutti i modi di non bagnarmi i piedi, che comunque erano praticamente sigillati. Noi e gli adulti dell'altro gruppo siamo gli ultimi, i bambini saltano come capre senza esitazioni da una pietra all'altra e in pochi minuti scompaiono dalla vista. Man mano che saliamo il paesaggio diventa più bello, la gola si restringe e si resta incantanti dallo spettacolo dell'acqua che scende dove placidamente tra i sassi o vorticosamente nelle strettoie. Faccio molte fotografie con la mia Nikon digitale, è un po' scomodo anche perché ho sempre paura di scivolare. Il fatto di essere in molti, di fermarmi a fare fotografie ma anche la diffidenza iniziale ci rallentano molto, comunque arriviamo alla prima strettoia, Le prigioni, dove volenti o nolenti dobbiamo entrare in acqua fino quasi alla vita, Massimo si toglie i pantaloni e resta in slip, io preferisco bagnarmi gli shorts. L'acqua è gelida ma i miei piedi coibentati non se ne accorgono, i bambini si tuffano e gli adulti devono darsi da fare per fermarli e aiutarli nel guado. Continuiamo il cammino, intorno è sempre più bello, il sole è alto sopra di noi e riesce ad entrare con delle lame di luce che creano degli effetti suggestivi, l'aria è fresca ma in t-shirt si sta bene. Alla stazione numero 3, Il salto dei Becchi, le famiglie si fermano perché temono per i bimbi ma noi continuiamo. Ora la vegetazione intorno a noi è quasi scomparsa, dall'alto scendono delle gocce d'acqua come leggerissime cascatelle, tutto riflette, sia l'acqua che le rocce umide.
Il percorso è meno agevole perché la gola è più stretta quindi l'acqua è più veloce e profonda, ci sono delle corde e in alcune parti dobbiamo tenerci alle rocce ma anche a me che soffro di paura del vuoto non da nessun fastidio. Dopo un'altra mezzora di cammino arrivamo alla quarta ed ultima tappa percorribile, La Piscina, si tratta di una vasca dove cade una piccola cascata, il sole illumina il fondo l'effetto è molto bello, facciamo qualche foto e poi ripartiamo perché è molto umido. Ci fermiamo dopo una quarantina di minuti per riposarci e fare un rapido pranzo al sacco e poi ripartiamo. Incontriamo doversi escursionisti, la maggior parte con scarpe da trekking bagnate, ma anche persone con sandali e persino a piedi nudi, moltissimi i bambini.
Ormai sono diventato sicuro nei miei sandali e saltello sulle pietre affioranti senza paura, lo stesso fa Massimo ma i sui sandali tecnici lo tradiscono più di una volta facendolo scivolare, fortunatamente senza conseguenze.
All'arrivo ci siamo cambiati con vestiti asciutti, abbiamo preso un caffè al bar e siamo ripartiti. Al bar con 8 euro si poteva gustare un pranzo tipico della zona con pasta fritta, formaggi, affettati e vino.
Al ritorno direi che l'equipaggiamento ideale per visitare l'Orrido di Botri è:
- sandali con una buona suola
- felpa
- costume da bagno
- shorts

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