Terzo giorno: domenica
Nadezhda ci viene nuovamente a prendere alle dieci. Stavolta il gruppo è aumentato, oltre a noi e all'israeliana, ci sono un austriaco, due persone di Taiwan e un'interprete per una di loro.
Fa piuttosto freddo e nevica. Prendiamo la metro per andare a visitare il Cremlino, Attendiamo un'ora prima di entrare perché per poter visitare l'area è necessario prendere una guida. Contrattiamo: in ogni caso i prezzi differiscono per russi e stranieri.
Attraversiamo il solito metal detector e seguiamo un percorso obbligato. Solo alcune aree sono accessibili al pubblico, mentre gli uffici governativi sono irragiungibili e pattugliati da soldati nelle tradizionali divise verde marcio.
Esce il sole e il paesaggio diventa incantevole. Raggiungiamo una zona del Cremlino con diverse chiese, tra cui quella in cui sono stati incoronati gli zar e quella in cui alcuni di essi sono sepolti. Vediamo la chiesa con il doppio ingresso fatto costruire da Ivan il Terribile che non poteva accedere da quello principale perché si era sposato più di quattro volte.
Visitiamo poi la Chiesa dell'Annunciazione, completamente circondata da icone perfettamente conservate.
La nostra guida, Irina, ci spiega che nelle chiese ortodosse l'articolazione delle raffigurazioni delle icone è sempre la stessa e che, anche se non si sa a chi la chiesa sia dedicata, è facile evincerlo.
Nell'ultima chiesa che visitiamo un quinquetto intona ogni dieci minuti brani di musica sacra russa e negli intervalli vende CD.
Il muto del Cremlino, alcune delle chiese e il cosiddetto Palazzo dei Diamanti vennero costruiti da architetti italiani.
Prima di lasciare il Cremlino, ci fermiamo a fotografare le cupole dorate a cipolla scintillanti nel sole. Tutto sembra bellissimo, da un belvedere però si affacciamo sulla città: agli edifici storici si affiancano orridi edifici grigi di epoca sovietica e squallide fabbriche che eruttano funo grigiastro dalle ciminiere.
Il tasso d'inquinamento deve essere altissimo, il numero di fabbriche dentro la città è impressionante, il traffico pazzescamente caotico con code interminabili.
Usciamo dal Cremlino. fa molto freddo. Entriamo nei grandi magazzini GUM per riscaldarci. L'architettura è magnifica, i negozi sono privi d'interesse e completamente occidentalizzati. Nadezhda ci racconta che in epoca sovietica questo era l'unico posto dove era possibile trovare la merce e che qui venivano da tutta la Russia per gli acquisti.
Pranziamo in un locale russo dove con 350 rubli possiamo mangiare a volontà: proviamo assaggi di tutti i tipi, zuppa di verdure, pietanze azere, georgiane, blicni e altro. Quando usciamo, siamo pieni da scoppiare e pronti a riaffrontare il freddo e il vento che ci sferza il viso nella Piazza Rossa.
E' domenica pomeriggio e quindi c'è un discreto afflusso di moscoviti a passeggio e turisti in uscita alla Cattedrale di San Basilio dalle variopinte cupole a cipolla. Nella Piazza Rossa campeggia il mausoleo di Lenin. Non possiamo entrare, è già chiuso, ci accontentiamo di osservarlo da fuori.
Il freddo è sempre più intenso, ma proseguiamo la nostra passeggiata per conoscere Mosca.
Costeggiamo una serie di chiesette settecentesche fiancheggiate da colossali alberghi in stile sovietico, la spaventosa Lubianka e l'ex edificio del KGB, le boutique di Bulgari, Ferrari, Maserati ed Ermenegildo Zegna, entriamo in un grande bookstore, una specie di Feltrinelli russo, affollatissimo. Al piano di sotto c'è il reparto di bibliofilia, fornitissimo e attraente.
Proseguiamo per mezz'ora e raggiungiamo la gastronomia Elysée. dove acquistiamo barattolini di caviale rosso. L'edificio è stupendo, peccato che il reparto di gastronomia russa sia limitatissimo.
Ci rituffiamo nel freddo e per scaldarci facciamo una sosta in una specie di mall sotterranea. Sembra di essere negli States: giochi, luci, colori, negozi occidentali, pochi anni e russi avranno completamente dimenticato la propria identità.
Di fronte al Bolshoi, salutiamo Nadezhda e insieme all'inseparabile Gila riprendiamo la metro per l'albergo, stanchissimi, intirizziti, ma soddisfatti.