Secondo giorno: sabato
Ho appuntamento con Andrea elle 8,30 per fare colazione. Decidiamo di uscire per cercare un bar nei pressi dell’albergo. Sono tutti chiusi, eccetto uno; entriamo, due persone stanno sedute a un tavolo e chiacchierano, senza consumare nulla; due ragazzi che sembrano i gestori stanno sdraiati a dormire su due divani in un angolo del bar. Ripieghiamo sull’albergo.
Per 150 rubli ci offrono una colazione a base di pane, formaggio, salame e crepes con la panna acida, te e caffe: ci si può stare.
Puntualissima, alle dieci, ci viene a prendere Nadehzda per un giro turistico in compagnia di un’israeliana invitata anch’essa alla Conferenza, Gila, di Gerusalemme, molto simpatica.
Primo incontro con la metropolitana di Mosca: vecchia, decadente, ma efficientissima, ogni giorno trasporta nove milioni di passeggeri.
Andiamo a visitare Kolomenskoe, nei dintorni di Mosca, una grande parco che, dopo la Rivoluzione, è divenuto museo di architettura con la Chiesa dell’Ascensione, la Chiesa di Nostra Signora di Kazan, il Rifugio di Pietro il Grande, due piccoli musei di arte applicata.
Rimaniamo in questo luogo per due ore abbondanti, c’è molta neve, ma entrando e uscendo dai monumenti il freddo è sopportabile. La passeggiata è piacevolissima. La chiesa ortodossa che visitiamo è piena di fedeli e molto suggestiva. Ci viene anche offerta dell’acqua sacra che chi vuole può bere.
A pranzo ci riscaldiamo in una locanda con una zuppa bollente e un bicchiere di Kwas, bevanda dolce poco alcolica.
Torniamo a Mosca. Prima di riprendere la metro facciamo un paio di acquisti da un ambulante che vende calzini, guanti, suole di scarpe e presine.
La nostra guida ci porta poi a visitare le più belle stazioni della metro, costruite a partire dagli anni Venti del Novecento: veri capolavori di architettura e di propaganda. E’ interessante anche osservare la gente che cammina, come è vestita, i volti, le andature. Per il freddo che fa, non sembrano troppo imbacuccati. Poche pellicce.
Andiamo poi all’Arbat, la strada dei negozi di souvenir, per un veloce shopping. Compriamo qualcosa, da poco prezzo. Non ci sono bei negozi di artigianato, tutta paccottiglia dozzinale. Peccato, con tutta la tradizione di arte e storia, i moscoviti potrebbero produrre qualcosa di meglio.
Lungo l’Arbat mi fermo a fotografare il Muro della Pace, fatto di piastrelle dipinte dai bambini all’epoca di Gorbachev. Peccato che si stia rovinando.
Dopo un te acompagnato da una crepe ai fiori di papavero, decido di accompagnare Gila al Bolshoi per vedere il balletto Spartacus. Compro il biglietto dai bagarini a 2500 rubli. Lo spettacolo vale la spesa. Il teatro è bellissimo, l’orchestra con i suoi cento musicisti è eccelsa, i ballerini bravissimi. Tra un atto e l’altro, facciamo due passi nel foyer senza consumare nulla. Il salone è stracolmo di russi arricchiti che consumano alcolici a mille rubli al bicchiere.
All'uscita nevica e fa freddo. Decidiamo di tornare in albergo con la metro e miracolosamente riusciamo a orientarci senza troppa fatica. La stanchezza à molta. Mi addormento subito e per una notte dormo benissimo.